« L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmeno la moralità »
(Sigmund Freud)
Il termine "inconscio" (in tedesco Unbewusstsein) è stato utilizzato da Karl Robert Eduard von Hartmann per indicare il principio della sua filosofia. Egli si rifaceva ai precedenti delle "percezioni insensibili" di Gottfried Leibniz e quindi teorizzava l'esistenza di una zona inconscia. L'esistenza di una zona inconscia divenne un cardine della scuola di Wolff e fu ammessa da Kant.
Fu però Schelling che descrisse l'inconscio come un aspetto essenziale: "Questo eterno inconscio... che si nasconde... e imprime alle azioni libere la sua identità" (System der transzendentalen Idealismus, IV, F). Arthur Schopenhauer riteneva inconscia la volontà di vivere. Su questa stessa linea si inseriva Henri Bergson.
Freud e i successivi psicologi del profondo fecero dell'inconscio, insieme ai concetti complementari di proiezione e rimozione che lo giustificano, il cardine del pensiero e della prassi psicoanalitica, portando questo concetto a livelli di diffusione mai raggiunti prima. In un certo senso, tutta la storia della psicoanalisi corrisponde ad un tentativo di articolare progressivamente una compiuta teoria della mente fondata sul costrutto teorico di inconsci
SUBCONSCIO:
Il termine subcosciente, o subconscio (lett. sotto la coscienza), viene talvolta usato in psicologia per descrivere "qualunque contenuto della mente esistente o operante al di fuori della coscienza"[1].
Sebbene sia un termine poco usato nella terminologia scientifica, esso è molto diffuso nella cultura popolare, dove viene usato alternativamente come sinonimo di "inconscio" o di "preconscio" (termini corretti in psicoanalisi), o, quando non si vuole fare direttamente riferimento all'opera di Freud, per indicare in generale tutto ciò che è nascosto o non è accessibile alla coscienza. Nel suo senso più ampio, il subcosciente è quindi quella parte della mente non accessibile direttamente dall'individuo, ma indagabile tramite diverse tecniche come l'ipnosi, la psicoterapia, i messaggi subliminali, i toni binaurali.
Si tratta della traslitterazione in lingua italiana dei concetti che esprimeva Freud riguardanti la sfera psicologica umana, che era appunto suddivisa in una parte conscia, che era appunto razionale, cosciente e programmabile, ed in quella inconscia. Il termine subconscio è stato ormai abbandonato ed è considerato un sinonimo di inconscio. Ad ogni modo si tratterebbe della forma di pensiero che si esprime maggiormente durante i sogni, durante i lapsus e durante il pensiero per libera associazione. Non è cosciente ma è istintivo, irrazionale, nascosto nei meandri della mente, ed è quindi libero da inibizioni, libero da restrizioni sociali, e per questo risulta spesso scandaloso, soprattutto dal punto di vista sessuale. In una parola, l'inconscio rappresenta la pulsione, che è appunto semplicemente istintiva e non ragionevole, quella che Freud ha in seguito definito come libido.
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INCONSCIO:
« L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmeno la moralità »
(Sigmund Freud)
Il termine "inconscio" (in tedesco Unbewusstsein) è stato utilizzato da Karl Robert Eduard von Hartmann per indicare il principio della sua filosofia. Egli si rifaceva ai precedenti delle "percezioni insensibili" di Gottfried Leibniz e quindi teorizzava l'esistenza di una zona inconscia. L'esistenza di una zona inconscia divenne un cardine della scuola di Wolff e fu ammessa da Kant.
Fu però Schelling che descrisse l'inconscio come un aspetto essenziale: "Questo eterno inconscio... che si nasconde... e imprime alle azioni libere la sua identità" (System der transzendentalen Idealismus, IV, F). Arthur Schopenhauer riteneva inconscia la volontà di vivere. Su questa stessa linea si inseriva Henri Bergson.
Freud e i successivi psicologi del profondo fecero dell'inconscio, insieme ai concetti complementari di proiezione e rimozione che lo giustificano, il cardine del pensiero e della prassi psicoanalitica, portando questo concetto a livelli di diffusione mai raggiunti prima. In un certo senso, tutta la storia della psicoanalisi corrisponde ad un tentativo di articolare progressivamente una compiuta teoria della mente fondata sul costrutto teorico di inconsci
SUBCONSCIO:
Il termine subcosciente, o subconscio (lett. sotto la coscienza), viene talvolta usato in psicologia per descrivere "qualunque contenuto della mente esistente o operante al di fuori della coscienza"[1].
Sebbene sia un termine poco usato nella terminologia scientifica, esso è molto diffuso nella cultura popolare, dove viene usato alternativamente come sinonimo di "inconscio" o di "preconscio" (termini corretti in psicoanalisi), o, quando non si vuole fare direttamente riferimento all'opera di Freud, per indicare in generale tutto ciò che è nascosto o non è accessibile alla coscienza. Nel suo senso più ampio, il subcosciente è quindi quella parte della mente non accessibile direttamente dall'individuo, ma indagabile tramite diverse tecniche come l'ipnosi, la psicoterapia, i messaggi subliminali, i toni binaurali.
Si tratta della traslitterazione in lingua italiana dei concetti che esprimeva Freud riguardanti la sfera psicologica umana, che era appunto suddivisa in una parte conscia, che era appunto razionale, cosciente e programmabile, ed in quella inconscia. Il termine subconscio è stato ormai abbandonato ed è considerato un sinonimo di inconscio. Ad ogni modo si tratterebbe della forma di pensiero che si esprime maggiormente durante i sogni, durante i lapsus e durante il pensiero per libera associazione. Non è cosciente ma è istintivo, irrazionale, nascosto nei meandri della mente, ed è quindi libero da inibizioni, libero da restrizioni sociali, e per questo risulta spesso scandaloso, soprattutto dal punto di vista sessuale. In una parola, l'inconscio rappresenta la pulsione, che è appunto semplicemente istintiva e non ragionevole, quella che Freud ha in seguito definito come libido.
inconcio significa non avvertito dalla coscienza e subconcio subcosciente