Le scarpe della Tod's costano dai 200 euro in su al paio, un prodotto di grande eccellenza manifatturiera su cui (si penserebbe) i costi di una manodopera ad alta manualità artigiana dovrebbe incidere moltissimo sul valore di mercato. La Tod's produce in realtà il 20% nell'area cinese e il 40% in Italia in cui affida le fasi principali e più importanti delle lavorazioni (taglio, orlatura, giuntura) a piccole aziende contoterziste in zona salentina, legate alla Tod's da contratti in esclusiva in cui la casa madre stabilisce i ritmi di consegna, quindi di produzione e i prezzi. Le operaie iperspecializzate che lavorano presso i sub fornitori percepiscono uno stipendio tra gli 800 e i 1200 euro al mese e le scarpe vengono attualmente pagate ai terzisti (dopo che negli ultimi anni i compensi sono stati decurtati del 25%) 10,73 euro al paio. La differenza tra 200 e più euro e 10,73 è evidentemente enorme e ha consentito alla casa madre di realizzare un utile netto nel 2012 di 145,5 milioni grazie ai quali la Tod's ha anche voluto realizzare un progetto Welfare comprendenti un grosso premio extra stipendio per i propri dipendenti e il suo presidente (Della Valle) ha sovvenzionato progetti di restauro del Colosseo e di sostegno al Teatro alla Scala.
Dunque non è, se non in minima parte, l'eccellenza di un lavoro artigiano di pregio che andiamo a pagare acquistando un paio di scarpe Tod's, essendo il valore di questo lavoro compensato al minimo e anche in misura sempre più insufficiente a chi in maggior parte lo svolge effettivamente, come lamentano i contoterzisti. Cos'è allora che nell'epoca della produzione industriale andiamo a pagare sui prodotti di lusso del mercato globale?
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Paghiamo il plusvalore.. perché il lavoro necessario alla reintegrazione del valore della forza-lavoro assorbe solo una frazione dell’intera giornata lavorativa. Così, ad esempio, mentre la giornata lavorativa è di otto ore, nell’equivalente pagato per l’uso giornaliero della forza lavoro, nel salario, sono oggettivate solo cinque ore. Il lavoro svolto nelle rimanenti tre ore (pluslavoro) determina il plusvalore di cui si appropria il capitale e rappresenta l’entità della sua valorizzazione.
In termini formali, se L è la quantità di lavoro impiegata per una determinata produzione e V il lavoro necessario alla riproduzione della forza-lavoro, il plusvalore Pv sarà dato dalla differenza:
Il plusvalore è l'unica fonte del profitto, la cui realizzazione ed accumulazione costituiscono il fine essenziale del capitale.
Pertanto ogni capitalista pratica metodi per accrescere il plusvalore. Tali metodi sono classificati nel modo seguente:
Plusvalore assoluto. Si tratta di tutti i metodi che cercano di espandere, a parità di altre condizioni, il lavoro assoggettato al capitale. Tra questi il più classico è il prolungamento della giornata lavorativa, che consente di ampliare le ore di pluslavoro quando siano date e costanti le ore di lavoro necessarie alla riproduzione della forza-lavoro (lavoro necessario). Anche l'estensione dei soggetti sottomessi allo sfruttamento (si pensi ad esempio al lavoro minorile) possono rientrare in questa classificazione.
Plusvalore relativo. Sono questi i metodi che consentono di ridurre le ore di lavoro necessario o, che è lo stesso, del capitale variabile. Infatti, ponendo costante la durata della giornata lavorativa, al diminuire delle ore di lavoro necessario il pluslavoro aumenta. Poiché il salario non può scendere al di sotto del livello di sussistenza, il modo tipico di ridurre il tempo di lavoro necessario è l'aumento della produttività del lavoro: se occorrono meno ore di lavoro per produrre i beni di consumo dei lavoratori, si riduce il lavoro necessario anche senza diminuire i consumi dei lavoratori, cioè i salari reali.
Nep
Il guadagno enorme di pochi ottenuto con il lavoro di molti che restano poveri.
Non conosco nessun commerciante o industriale o imprenditore piccolissimo o grandissimo che abbia deciso di fare il suo mestiere per non rincorrere il successo, per non raggiungere il massimo dei suoi sogni che la sua vita gli possa far realizzare senza perseguire il massimo profitto.
L'importante, secondo me, non è quanto profitto un imprenditore riesce a fare e cosa decide di fare di quello che riesce a guadagnare. C'è chi il profitto lo sperpera in una vita insulsa di lussi e di depravazioni (vedi tanti attori di successo, tanti calciatori, tanti atleti) che col loro successo si sono acquistati solo incubi tra droga, alcolismo e suicidi. Ma c'è anche chi usa il profitto saggiamente e nel coronare i suoi desideri indirettamente procura enorme bene alla società in generale. Questo è il significato del diritto naturale di proprietà - il diritto sacrosanto di ogni individuo di fare di ciò che è suo e di ciò che si guadagna onestamente esattamente quello che preferisce e di avere il diritto anche di usare il profitto per rovinarsi la propria vita, perdere tutto, finire sul lastrico, se nonpossiede nessuna saggezza.
Pertanto, il punto saliente che ha a che fare con il profitto, e quindi con il prezzo che siamo disposti a pagare per un paio di scarpe o per qualsiasi altra cosa, è se vogliamo vivere in una società dove ognuno di noi ha il diritto di proprietà o se questo diritto è inutile e deve essere abolito. In altre parole, se mi permetto di acquistare un paio di scarpe a 200 euro, che importanza ha per me sapere quanto sono costate per produrle e quanto profitto è riuscito a fare il commerciante sul mio acquisto? Diventa importante soltanto se, attraverso l'uso dela forza fisica (la legge), esiste un metodo per imporre con la forza il commerciante a vendermele per 50 euro invece che 200. Ma questo metodo è il metodo della Mafia o di qualsiasi criminale. Di fronte ad una pistola, quello che possediamo non è più nostro. Se Il prezzo viene determinato con la forza dall'acquirente, il diritto di proprietà diventa irrilevante. Pensate che si possa fare giustizia in una società dove il diritto di proprietà viene abolito?
Per fortuna non compro niente di lusso.
Per fortuna non me lo posso permettere.
Per fortuna conosco bene quello che ha riportato FDD.
Lo schiavismo esiste ancora.
Hanno tolto le catene ai piedi ma è come se ci fossero ancora.
Europei, Africani, Asiatici, Americani......
....tutti sotto lo stesso padrone: il capitalismo.
vogliamo parlare allora dell'iphone?
è prodotto in una fabbrica cinese, la Foxconn, nota al mondo intero per i suicidi che alcuni dipendenti a volte hanno tentato, in quanto sono sfruttati come animali.
a loro costruire un iphone costa poche decine di euro, ma ovunque è rivenduto a diverse centinaia di euro.
non solo, ma hanno messo una tassa anche sulla classe sociale. ogni chip di memoria da 16 gb costa pochi euro.
Eppure la differenza di prezzo fra i vari iphone (16, 32 e 64 gb di memoria) è impressionante. chi è un "poveraccio" possederà il telefono da 16 gb, chi è "dignitoso" da 32 gb e chi è un "figo" da 64 gb.
Nessuno sembra essere minimamente sensibile a questa rovina dell'uomo. l'iphone è un oggetto di moda, posseduto dal 70% dell'umanità. Qualcosa non quadra.
Questo è un motivo per cui cerco di spendere il meno possibile per vestiti e scarpe e della moda non mi importa un fico secco..
il vero made in Italy è quello dove su un prodotto non ci speculano in 200 come sciacalli, e dove chi lavora è trattato con rispetto onorando il lavoro.
tutto il resto è ipocrisia venduta a caro prezzo come il fumo agli occhi
Non c'è prodotto industriale di successo senza una storia di sfruttamento alle spalle. Ricordiamo i grandi antesignani delle nike (India), per passare a carrharth (turchia) e a poltrone e sofà, che sottopaga alla fame gli artigiani italiani di cui si serve.
Non potrei aggiungere di più all'ottima analisi di FDD; questo capitalismo di mèrda ci ha ficcati in un neofeudalesimo economico dove il feudatario ha il diritto di sfruttare fino all'osso i servi della gleba, prendendosi tutto il guadagno e lasciando loro le briciole per la sussistenza.. Il capitalismo etico è un ossimoro, l'avidità è il business plan più gettonato del sistema capitalistico perchè richiama il potere e la relativa ebbrezza; diversamente, non si potrebbero fare tanti soldi e non saremmo il sesto paese al mondo per divario ricchi - poveri
REQUISITI PER IL MADE IN ITALY
L'iter di Certificazione si avvia con la sottoscrizione volontaria da parte dell' Azienda del Regolamento del Sistema IT01 e della Richiesta di Certificazione.
I prodotti che il Produttore intende commercializzare, usando i marchi ed i segni distintivi"Made in Italy Certificate", debbono avere i seguenti requisiti:
- fabbricati interamente in Italia;
- realizzati con semilavorati Italiani;
- costruiti con materiali naturali di qualità e di prima scelta;
- realizzati con disegni e progettazione esclusivi dell'azienda;
- costruiti adottando le lavorazioni artigianali tradizionali tipiche italiane.
http://madeinitaly.org/certificazione-made-in-ital...
Basta che l'idea sia italiana si può apporre il marchio MADE IN ITALY
Le Hogan sono fatte interamente in Romania
Le Hogan per bambino sono fatte tutte in Cina
Le Tod's in Tunisia
D&G in Turchia
Tutto Prada (Pra, Miu Miu, Church's, Car Shoe) viene fatto in Cina, Vietnam, Turchia e Romania
Armani in Cina
Come avviene tutto ciò?
il 90 per cento delle delocalizzazioni delle piccole e medie imprese è avvenuto con il sistema del TPF (Traffico di Perfezionamento Passivo), consistente nell’esportazione di materie prime o semilavorate (le tomaie e le suole delle scarpe, da assemblare), con garanzia di riacquisto e quindi di reimportazione del prodotto se la lavorazione è stata perfettamente eseguita.
Esempio solo Toscana
Esemplifichiamo: la Toscana, che è la più grande delle regioni peninsulari,
ha trasferito la sua produzione calzaturiera di medio livello (quella di èlite è rimasta, così come nella Regione Marche: Tod’s; Hogan, ecc.) in Tunisia ed in
Marocco, parzialmente per i prodotti migliori di quella fascia, totalmente per
quelli scadenti (i sandali estivi per il mercato tedesco); il Veneto invece ha prescelto la Romania (prima dell’UE) ed in particolare la provincia occidentale di
Timisoara (dove esisteva un’antica tradizione tessile) per decentrare il proprio
“Sistema Moda” sia dell’abbigliamento (Benetton; Stefanel; Marzotto; Diesel,
ecc.) sia delle calzature di ogni tipo (compresi gli scarponi da sci): su 800.000
lavoratori rumeni occupati nelle 15.000 imprese italiane in Romania, 150.000
operano in quel distretto industriale, di cui 1.500 nel solo stabilimento della
Geox. Ma sono presenti anche AGIP, IVECO, Zoppas.
Fisco?
Quello estero
Quindi?
Della Valle non ha mai voluto dire dove sono prodotti i suoi prodotti
Già da questo si può capire quanto sia onesto
Il valore?
Molto inferiore a quello vero
quindi Della Valle non fa tutto in Italia
Dice una parte della verità
E' vero che non delocalizza
http://www.economia.uniparthenope.it/modifica_doce...
Quindi è come se delocalizzasse
Ciao!!
Il profitto a tutti i costi ...
lusso è qualcosa che pochi se lo possono permettere, nel prezzo c'è compreso lo status che il prodotto ti da.
Per inciso 200 € per un paio di scarpe non è moltissimo. Le marche (e sono le ultime cose che facciamo in Italia) costano molto di più, inoltre pretendono la perfezione :es: se un chiodo è spostato di 0.1 micron ti rimandano tutto indietro.
Trovi un ampia varieta' e scelta di Scarpe Geox sul sito Amazon.it. Ti lascio il link della sezione corrispondente http://j.mp/1vc4N3M.
Prima di ogni acquisto online io cerco sempre di confrontare caratteristiche e costi dei vari prodotti per trovare il giusto compromesso tra qualita' e prezzo. Fondamentale poi leggere i giudizi di chi questi prodotti li ha gia' acquistati per orientare la scelta finale. Credo che dando una occhiata a questa pagina potrai ricavare tutte le informazioni che ti servono su questo tipo di prodotto